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il mio mondo..fatto di frasi, canzoni, racconti, storie di vita, sogni, delusioni, amore...tutto ciò che accade a tutti prima o poi..buona lettura!...and see you soon!

giovedì 29 settembre 2011

back to black

è che un pezzo di carta non risponde. non giudica. non sono mai stata brava a parlare. non è qualcosa che mi piace. ma il foglio bianco e vuoto davanti, quello ti salva. mi salva. quando le cose vanno male, quando essere me mi devasta l'anima, il pezzo di carta mi svuota di tutto. mi concede tempo, spazio, sincerità che nessuno dà. io per prima, mento di continuo. a volte, è perchè sembra giusto altre perchè è la sola scelta possibile. la verità è sopravvalutata. a volte, la sola cosa che puoi fare è guardarti allo specchio cercando di ignorare il disprezzo e i sensi di colpa. perchè cambiare è difficile. troppo. è più facile buttare i pensieri su un foglio e poi bruciarli, o pubblicarli tra persone che non sanno. che non hanno interesse a sapere. la sincerità è un'arma che  è meglio non usare. è che tutto va come vuole. non come io vorrei. non come molti vorrebbero. ti dicono sempre che se vuoi, puoi cambiare ciò che ti rende infelice. magari puoi perfino cancellarlo. non è vero. non si cancella nulla. i pesi che ti porti dentro aumentano ogni giorno e puoi solo sperare di vomitarli fuori nel silenzio di una stanza vuota, quando nessuno ti vede o ascolta. mi sono sempre chiesta perchè mi sia così difficile legarmi a qualcuno. perchè i rapporti siano così complicati anche quando l'affetto è sincero, ma fore la sola cosa che devo accettare è che non fa per me. come ho detto, non tutti sono fatti per essere felici. ecco, probabilmente io non sono una di quelli. il mondo non è come ce lo raccontavano da bambini. il bene non vince. non esistono eroi che ti salvano la vita senza chiederti nulla in cambio. il lieto fine non c'è per nessuno.
ho capito che non mi piace la persona che sono diventata, è vero. ma non posso farci nulla. non so come farlo. non so più chi sono. cosa voglio. è tutto confuso e sfocato. i desideri si accavallano l'uno sull'altro e sono incompatibili. irrealizzabili.
avevo due sogni precisi in testa. ma che succede quando entrambi crollano miseramente? non c'è modo di fuggire. devi accettarlo. accettare il fatto di non essere speciale. che al mondo tutti sono migliori di te. che le persone che ami amano altri, che i sogni che hai sono di altri. che tutto ciò che tocchi crolla a pezzi.
non sono solo le persone ad andarsene, è il cuore che se ne va, un pezzo alla volta. nessuno ti racconta che le favole non esistono. nessuno ti dice che puoi perdere tutto in un attimo. nessuno dice la verità.
io volevo scrivere. ma non so farlo. non ho storie da inventare, sono tutte già prese. non ne ho da raccontare, perchè la mia vita è simile a milioni di altre vite. inferiore perfino. e non ho fantasia, perchè non ho sogni.
il buio da cui vorresti scappare ti inghiotte a velocità indicibile. la luce non penetra perchè non ci sono fori da cui possa entrare.
erano giorni diversi quelli in cui tutto sembrava possibile. erano i giorni buoni. quelli dell'amore totale. della fiducia. della serenità.
ma i giorni brutti sono molti di più. troppi.

m&M


"sai"-gli disse-"tutto il mio mondo comprendeva solo te. per anni, eri il punto di attrazione attorno a ci girava la mia vita. non erano più le leggi della fisica a controllare il mio corpo, ma le tue. e tu potevi tutto. e non lo capivi."
"perchè ne parli al passato?noi siamo ancora qui, non lo vedi? siamo insieme, il mondo è ancora lo stesso e io e te...beh..io e te siamo ancora una cosa sola. io lo so, dovresti saperlo anche tu."-rispose.
"Non è così. siamo ancora qui, ma siamo distanti. anche se i nostri corpi sono attaccati, anche se abitiamo così vicini, i nostri cuori sono lontani ere. la bolla in cui vivevamo...è scoppiata. il mondo fuori sarà pure lo stesso, ma ora fa paura. non c'è più un posto in cui rifugiarsi. non c'è più sicurezza. è cambiato tutto. questo dovresti sapere."
"ma io ti amo. ti amo ancora e forse più di prima. tu sei la cosa migliore della mia vita."
"tu eri la cosa migliore della mia. eppure ormai sei solo un altro con cui ho condiviso la strada. sapevamo entrambi che non sarebbe stato per sempre."
"ma ho detto che ti amo ancora."
"non conta. non importa più se mi ami o no. perchè ormai credo che tu non l'abbia mai fatto. non davvero. e non posso più stare così, in bilico tra amarti e odiarti, salvarti o ucciderti."
"ma tu sei come me. noi dobbiamo stare insieme. non puoi abbandonarmi."
"non lo faccio. tu non sei mai stato davvero mio. non c'è mai stato nulla di reale. avevamo la nostra bolla e da lì il mondo sembrava piccolo e debole. era solo una bolla, era fantasia. il mondo fuori è invincibile, per due come noi che insieme avrebbero potuto avere tutto e invece passavano il tempo a distruggersi. siamo uguali, è vero.. ma proprio per questo dobbiamo allontanarci. non lo sai che cariche uguali si respingono? va via."
"tu sei tutto per me. non posso."
"allora lo farò io.addio."
"sei tu a non avermi mai amato, allora. se puoi cancellarmi così dalla tua vita."
"non lo capisci, vero? io devo, perchè anche se entrambi sappiamo che è la cosa giusta, tu non lo farai mai. tu non scegli, non ti assumi responsabilità. tu aspetti che gli altri scelgano perchè così, comunque vada, non avrai colpe. ma io, vedi, io non posso farlo. aspettare che gli altri scelgano per me. io voglio essere la sola responsabile di me stessa, della mia gioia e del mio dolore. e se questo vuol dire lasciarti pensare male di me, va bene. lo accetto. un giorno capirai che avevo ragione, e mi rispetterai di nuovo."
si voltò, andando via nemmeno una lacrima rigava il suo viso. sarebbero diventati giorni invivibili. ma ora, aveva la coscienza a posto. e la certezza di non buttar via la propria vita era un buon deterrente al desiderio di tornare indietro e chiedere scusa in ginocchio.l'orgoglio l'aveva salvata già altre volte. l'avrebbe fatto ancora.
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Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.

martedì 27 settembre 2011

one last breath.

Please come now I think I'm falling 
I'm holding to all I think is safe 
It seems I found the road to nowhere
And I'm trying to escape 

I yelled back when I heard thunder 
But I'm down to one last breath 
And with it let me say 
Let me say 

Hold me now 
I'm six feet from the edge and I'm thinking 
That maybe six feet 
Ain't so far down 

I'm looking down now that it's over 
Reflecting on all of my mistakes 
I thought I found the road to somewhere 
Somewhere in His grace 
I cried out heaven save me
But I'm down to one last breath 

And with it let me say 
Let me say 

Hold me now 
I'm six feet from the edge and I'm thinking 
That maybe six feet 
Ain't so far down 

Sad eyes follow me 
But I still believe there's something left for me 

So please come stay with me 
'Cause I still believe there's something left for you and me 

For you and me 
For you and me 

Hold me now 
I'm six feet from the edge and I'm thinking

doveva imparare da capo ad essere felice.


Doveva imparare da capo ad essere felice. Perché quella è un’arte. Bisogna avere talento e coltivarlo. Non è come andare in bicicletta, non è una capacità che acquistata si mantiene. Essere felici non è per tutti. Micol lo sapeva perché lo sperimentava in prima persona. Era depressa da così tanto tempo che non ricordava più altri sentimenti. Né la gioia, né la soddisfazione, nulla che non fosse sofferenza. Se ne accorgeva sempre, ma soprattutto quando gli amici, la famiglia le dicevano che avrebbe dovuto essere felice. Se ne accorgeva nei pochi attimi in cui la disperazione si nascondeva in fondo al cuore, quando il corpo prendeva il sopravvento. Le situazioni in cui la testa si spegneva erano poche, rare, preziose perché anche la voglia le mancava, di sorridere e di divertirsi. Affogava in alcol e sigarette, affogava in medicine che non le facevano più alcun effetto, perdeva se stessa consciamente, volontariamente. Si lasciava andare all’inferno. Al baratro sotto i piedi.
Quel vuoto nero in cui cadeva era il solo luogo in cui si sentisse a casa, dove sapeva di non poter essere raggiunta da nessuno. Era bello. Non doveva spiegazioni, né finzioni, non aveva bisogno di maschere lì dove la luce non arrivava in nessun modo per nessun motivo, poteva essere solo se stessa, solo come sapeva essere. Piccola, spaventata, delusa, disillusa, quel nulla era la sua bolla. Irraggiungibile. Calda. A pensarci bene, non è che la vita lì dentro fosse semplice, né rilassante. Il mondo fuori era peggio però e Micol aveva imparato a scegliere con cura il male minore. Non che fosse fiera di se stessa, ma le sembrava la sola scelta possibile. Il solo modo per sopravvivere al cuore a pezzi, all’inizio, poi era diventato un vizio, come tante altre cose che le erano capitate per caso e a cui poi si era abituata al punto da non riuscire più a staccarsene.
Erano passati anni ormai  dall’ultima volta che aveva riso di gusto, ma anche dall’ultima volta che aveva pianto, era diventata inconsistente, impassibile a qualunque emozione, il baratro che aveva sotto i piedi pian piano le era entrato nell’anima, trasformandosi in una pellicola impenetrabile che le avvolgeva il cuore. Quando rifletteva su tutto il tempo passato in quelle condizioni si accorgeva di come fosse diventata esattamente ciò che aveva odiato negli altri, una persona di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza, perché che ci fosse o meno non faceva differenza, non era divertente, né simpatica. Era bella, ma non abbastanza da lasciare il segno, solo i suoi occhi erano abbastanza spenti da essere notati ad un esame attento, che non le veniva fatto. Era sola, e doveva aver cura solo di se stessa e non trovava più stimoli. Era depressa.
Successe in un lampo. Senza un motivo particolare, in un attimo come tanti altri. Ma tutto era cambiato. Dopo quasi cinque anni, aprì gli occhi e vide ogni colore in ogni sua sfumatura. Tutti i colori escluso il grigio che l’aveva accompagnata per tutto quel tempo. Fu come tornare bambina, lo stupore prese il sopravvento. Perfino l’aria aveva un sapore nuovo, come se i suoi sensi si fossero sviluppati in maniera sovrumana. La bolla si ruppe senza rumore, ma per lei fu come un’esplosione atomica. Ogni fibra del suo corpo sembrò svegliarsi, ogni gesto tornò ad acquistare un senso reale. Era il primo passo, solo il primo, la strada per tornare ad essere felice era lunga. Lo sapeva, Micol. Doveva imparare da capo ad apprezzare le cose della propria vita, le persone che erano rimaste, ricominciare da zero ad essere contenta. Doveva ricominciare ad educare il suo cuore, imparare a non scappare. Sarebbe stato difficile come per ogni altro vizio a cui voleva rinunciare, ma nella sua nuova serenità aveva fede che ce l’avrebbe fatta. Doveva farcela. Aveva una vita tra le mani e doveva proteggerla, finalmente lo capiva. La propria vita. Valeva quanto le altre, perfino di più.  Per apprezzare ed accettare questa verità era dovuta andare all’inferno e tornare, aveva fatto il giro del mondo cercando di allontanarsi da sé e dai problemi, ma il mondo è tondo e ogni passo la avvicinava al proprio cuore, alla conoscenza della propria anima. Ogni consapevolezza evitata le piombò addosso come acqua gelata, tutta l’energia di una cascata le riempì le vene in scariche di adrenalina che non le lasciavano scampo, doveva ridere. Doveva piangere. Doveva essere, esserci. Improvvisamente capì tutto ciò che si era persa, tutto ciò cui aveva rinunciato per paura, ma non se ne pentiva, non aveva avuto scelta. Era quello il momento giusto per tornare, non prima. Era quello il cammino che il destino le aveva affidato. Non uno diverso. Per trovare la propria strada aveva dovuto perdere tutto, abbandonare persino il proprio cuore, lasciarlo a riposo perché le ferite cicatrizzassero. Per ritrovarlo rinvigorito, sano e forte. Per ritrovarlo disposto a mettersi in gioco. Per ritrovarlo degno di chiamarsi cuore. Così come la sua anima, protetta nella bolla, aveva avuto occasione di maturare, imparare cose che nessuno può insegnare,  si era redenta dopo aver espiato colpe proprie e colpe altrui. Così come i propri occhi, che avevano ritrovato la luce e superato la paura del sole. Così come il corpo, che aveva rinunciato per anni al contatto di altri corpi per scoprirne la mancanza e la necessità.
Tutto il suo mondo si ampliò all’esterno, tutto ciò che prima la spaventava ora le dava coraggio, le cose che aveva perso ora le sembravano superflue e quelle che aveva ritrovato avevano un valore maggiore, perché si erano dimostrate degne di stima rispetto e amore. Nel nero che l’aveva avvolta per anni, aveva sempre avuto la certezza che il mondo fosse malvagio, che le persone l’avrebbero abbandonata, in un modo o nell’altro. Nella nuova luce di speranza che finalmente l’avvolgeva, capiva che solo le cose realmente importanti sopravvivono, solo le persone realmente importanti restano, ma soprattutto che bisogna avere fiducia. Fu un lampo, quella consapevolezza che accese mente e cuore, ma forse sarebbe durata a lungo, forse perfino più a lungo del male che l’aveva corrosa. La cosa più importante era ricominciare a credere.  E Micol credeva di nuovo, credeva con forza che alla fine tutto sarebbe andato per il verso giusto, che ogni cosa avrebbe trovato un modo per realizzarsi solo come doveva, nell’unico modo in cui poteva andare.  Aveva capito che bisognava lottare, ma anche che a volte doveva lasciar fare al destino.
Non voleva impazzire di nuovo, non voleva piombare di nuovo del dolore. Aveva sempre pensato e visto che non volerlo non bastava ad evitarlo, ma la speranza era importante, troppo. Micol l’aveva recuperata. Nulla avrebbe potuto fermarla, ora. Sempre che quella sensazione di pace fosse rimasta. Sempre che la felicità fosse per tutti. Sempre che il bene prendesse il sopravvento su tutto il resto. Sempre che qualcosa la salvasse. Che continuasse a salvarla. Sempre che trovasse l’amore. Sempre che l’amore non la distruggesse. Ma sapeva anche che ne sarebbe valsa la pena.
Andò in bagno, tolse il pigiama, aprì l’acqua e fece una doccia, lenta e calda, rilassante. Ne uscì e si vestì con cura, come non faceva da tanto tempo. Mise una gonna nera, una canotta dello stesso colore, scarpe alte nere, si truccò come sempre, matita ombretto e rimmel neri, rossetto, aggiustò con cura i capelli, si erano allungati di molto, ormai le toccavano la schiena senza difficoltà, prese la borsa ed uscì di casa. Sembrava la stessa, i vestiti non erano cambiati, nemmeno il trucco, era la sua anima, erano i suoi occhi ad essere nuovi. Puri e limpidi. Luminosi. E scoperti, senza gli occhiali che di solito li coprivano, così scuri per proteggerla dal mondo. Non ne aveva più bisogno. Il suo sorriso avrebbe potuto illuminare anche una notte senza luna e senza stelle, era caldo come il centro più profondo della terra. Era coraggiosa, di nuovo. Era bella, come mai negli ultimi anni. Non era più trasparente. Non era più spaventata. Non era più impermeabile. Era viva. Respirava e il suo cuore batteva. Non come se fossero automatismi fisiologici, ma come se avessero scelto di farlo consapevolmente, come se nient’altro potesse avere senso se non attivarsi al centodieci percento, dare il massimo nel proprio lavoro, stimolare i sensi ad espandersi sempre più. Come se finalmente si fossero messi d’accordo testa e anima. Trovando il percorso comune. La via giusta. L’energia giusta.
Era stato un lungo viaggio. Di certo non era finito, anzi. Ma questo era un nuovo inizio.  Con nuove prospettive, nuove speranze, nuovi viaggi. Sarebbe diventata una lunga avventura. Piena di emozioni, di brividi, di vittorie e anche di sconfitte. La cosa importante era che Micol tenesse duro. Che non si lasciasse abbattere. Nessuno poteva sapere se ce l’avrebbe fatta. Nessuno forse avrebbe puntato su di lei, era una persona troppo instabile. Eppure, stranamente, sembrava che fosse il destino stesso a fare il tifo per lei. Nonostante tutto, sentiva di essere guidata. Doveva solo fidarsi. Doveva solo resistere. Doveva solo, di nuovo, imparare ad essere felice. 

venerdì 23 settembre 2011

mercoledì 21 settembre 2011

io sono scappata.
una volta sola.
ma sono scappata.

personalità Borderline.


Borderline è una linea di confine tra due emozioni opposte che si scontrano.
Sono gli stati d'animo che non controlli.Le passioni sfrenate.I ricordi.
Le persone che ti abbandonano.I pregi.I difetti.
Borderline sono i nervi che saltano.Il sangue che ribolle nelle vene.
Il panico e poi...
di nuovo la calma.
Borderline è una modalità di funzionamento mentale,
non classificabile con i criteri a nostra disposizione.

encoded.

Perdiamo enormi ricordi di ogni notte amata maltrattata indelebile.




Ti incontro ancora mentre ormai amiamo nuovi cuori offuscati rancorosi ardenti.




Perchè ancora siamo soli invece di ogni notte un'emozione?




Domani e sempre incontri di estasi rimasti indietro ormai.




Tuo il volto che ogni giorno lambisce occhi bagnati estasiati neri enormi.

un po' come vedere la fine del mare.

a volte gli occhi fanno ciò che vogliono. le lacrime scendono senza un motivo. i sorrisi che li illuminano sono spontanei e rari. sono pochi i sorrisi che fanno brillare gli occhi. io lo so. lo so perchè mi è capitato poche volte. tante altre ho storto il viso in una smorfia di finta gioia, per accontentare qualcuno, per proteggere qualcuno, o solo perchè era necessario farlo. le cose quasi mai sono come sembrano.
il cuore mi dice che la realtà non sempre va analizzata razionalmente. a volte, invece, serve solo lasciarsi andare.
tutti quei volti che mi fissavano, era come se avessi sbagliato qualcosa, come se avessi una qualche colpa capitale. ma io non avevo colpe. avevo subito spesso decisioni altrui, a volte perfino decisioni del destino. le cose che mi accadevano razionalmente non avevano senso eppure avvenivano puntualmente.
ho sempre saputo di essere speciale. solo, non volevo ammetterlo.
oggi mi tocca guardare in faccia la realtà. per l'ennesima volta un mio sogno si è avverato. esattamente come l'avevo immaginato nella mia testa, allora forse non era frutto di fantasia ma prodotto da strani influssi esterni, fatti di sola energia.
il mondo intorno di notte era tinto di rosso, che fosse fuoco sangue o passione. sognavo di apocalissi imminenti, sognavo di morti e di lacrime, sognavo anche la vita che rinasceva in un bambino innocente o in un fiore più bello di tutti gli altri, o in un albero con radici più forti. non sempre ne capivo il significato, era semplicemente qualcosa che mi svegliava in piena notte, a volte in preda ad un pianto interminabile, altre volte col sorriso sincero di chi ha visto una felicità che più che possibile era già esistente, realizzata.
oggi è un giorno speciale. io lo so bene.
di quei giorni che hanno un sapore dolce, quasi che li potessi mangiare.
oggi è un giorno speciale. perchè il bene in qualche modo aveva vinto.
perchè a tirarne le somme, non c'erano stati lati negativi.
avevo imparato ad apprezzare la tranquillità. i passi calmi. vagare senza meta sotto le stelle, sotto le nuvole o sotto la pioggia, con l'aria fresca di fine estate che ti sferza il viso, che ti arrossa le guance e magari un po' dà fastidio.
oggi è un giorno speciale per trovare parole nuove per dire cose vecchie.
particolare per descrivere sentimenti semplici.
mi avevano detto che avrei avuto capacità particolari, se solo avessi lasciato spazio al cuore.
per molto tempo non avevo fatto altro che sprecare le forze a combattere il mio istinto, me stessa.
ma alla fine, in qualche modo, torni al posto a cui appartieni. i segnali diventano troppo evidenti.
io lo sapevo che alla fine tutto si ricompone, come in un puzzle dai contorni sfocati.
i miei sensi acquistavano sicurezza man mano che scoprivo di averne di nuovi.
era un dono, che non raccontavo a nessuno, perchè a chiunque chiedesse dicevo che erano solo incubi e non confessavo mai quando si dimostravano veri e giusti.
una volta avevo un cuore forte. ero affidabile. tutti contavano su di me, perchè davo tutto senza chiedere niente in cambio. e la vita mi ha regalato il potere di prevedere il futuro.
ora lo so. ora o capito.
ed era come vedere la fine del mare. non come l'orizzonte che si sposta sempre e non si fa acchiappare.
no. era proprio come vedere la fine del mare.
ed è una bella sensazione.
riempie di serenità.



-Micol.-
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Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
it wasn't about love. it was about addiction.

martedì 20 settembre 2011

red

red silk scented and tasty and wet panties. our skins were melting. our souls were bonded. our lives were chained.

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they loved sleeping upon

his arms smelled of salt and saltiness. made her mind the sea. often they had spent the night lying on rocks counting the stars. he loved sleeping on her. loved waking up in those arms with seafood and summer. his tanned skin contrasting with the pale of her. were one the other projection. they lived in fits and starts, almost by accident, but without hesitation or mental brakes. signs on their back of each moment spent together but they could not be distant . fire and ice. good and evil. smile and tear. life kept them distant. but they loved sleeping upon.

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betrayal

il mondo si fermò. per un solo istante, tutto rimase immobile. vento, alberi, mare, sole, perfino i sassi. nelle sue orecchie la musica suonava troppo forte, ma in quell'attimo non se ne accorse. era il suo cuore ad aver smesso di battere. le sembrava impossibile, eppure sentì il momento preciso in cui andò in frantumi, mentre intorno tutto immobile crollava. ciò per cui aveva lottato, ciò che aveva conquistato e le cose a cui aveva dovuto rinunciare, si ruppe il filo che teneva unite le cose, cedette l'argine che aveva costruito intorno a sè. battè gli occhi, velocemente, lo sguardo le si offuscava e sentì una goccia piccola scenderle sul viso. si appoggiò al muro e si lasciò scivolare in terra, lentamente, involontariamente il suo corpo cercava di proteggersi per quanto possibile, abbassò la testa quasi a baciare l'asfalto, come a voler evitare un'esplosione annunciata. era solo un incontro come tanti altri, era la scena che i suoi amici le avevano descritto, ma vederla con i propri occhi le spezzò il cuore. capì che non restava nulla da salvare, loro si tenevano per mano, camminavano vicini, non facevano nulla di particolare ma la complicità era evidente. faceva male. si sentiva morire. il suo cuore si fermò. tutto il mondo si fermò. implosione. le cose che la circondavano si mescolarono alle sensazioni che le macchiavano l'anima e perse ogni forza. si accasciò al suolo proteggendosi la testa con le mani, stupido istinto di sopravvivenza. non c'erano pericoli esterni. ma il suo corpo reagì nel modo più semplice. cerando protezione. una protezione inutile, il dolore proveniva solo dal centro del petto. rimase stesa lì, sul marciapiede, per un tempo infinito. nessuno le si avvicinò. nessuno si preoccupò che stesse bene. era sola. come sempre era stato e sempre sarebbe stato. non c'era paura, non c'era tristezza, nè odio o delusione. solo dolore. caldo e soffocante. insieme alla consapevolezza della sconfitta. quando finalmente si alzò, tornò a casa, spense il telefono e si addormentò di un sonno tormentato dagli incubi, dalla realtà, dalle imprecazioni. aveva sperato. di nuovo. aveva dato fiducia. di nuovo. aveva dato amore. di nuovo. promise a se stessa che non si sarebbe mai più lasciata toccare così nel profondo. non ne valeva la pena.

souls.

i giri delle anime sono più strani di quelli dei corpi. non c'è legge di gravità che tenga quando si parla di spiriti. i giri delle anime sono incomprensibili. a volte quasi selvaggi. i viaggi delle anime sono inevitabili e imprevedibili. sono dolorosi difficili e accidentati, ma indispensabili.

fuoco e ghiaccio

tra i toni del rosso e del nero nascondo amore e odio. raccontami a colori al mondo che chede perchè. dì loro le cose che ci tenevano uniti e che ci rendevano indistruttibili. gli altri colori, quelli di mezzo, tienili per te. per ricordare anche di notte quanto fosse bello quanto fosse importante restare uniti. fare fronte comune. ti chiederanno se ti ho amato, ricorda il rosso della nostra passione travolgente. ti chiederanno se ti ho odiato, ricorda il nero dell'inferno profondo. ti diranno che ti ho dimenticato. ricorda che nulla può essere cancellato da un cuore.